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Il Silenzio che Uccide

Sara sedeva sulla panchina del parco, stringendo le mani sul grembo. Il vento accarezzava le foglie, ma lei sentiva solo il battito accelerato del suo cuore. Quando vide la zia avvicinarsi, si alzò di scatto.

«Devo parlarti, zia», disse con voce tremante. «Marco… mi picchia. Non ce la faccio più. Voglio denunciarlo, voglio andare in un’associazione.»

La zia si irrigidì. Fece un sospiro pesante e guardandola con occhi severi la rimproverò dicendole: «Ma cosa vuoi fare? Mettere in piazza i problemi della nostra famiglia?»

Sara sentì un gelo dentro, più forte di qualsiasi pugno. Si alzò lentamente, fissando la zia con uno sguardo pieno di delusione, le rispose:

«Sai, zia… le botte fanno male, ma il silenzio ci uccide.»

Poi si girò e se ne andò, lasciandola lì, immobile.

La zia abbassò lo sguardo e, istintivamente, si sfiorò il braccio. Sotto la manica, un livido scuro le ricordava che lei, da tempo, aveva scelto il silenzio.

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